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Punti 1 e 2 del Programma

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Messaggio  Alfredo Sasso Ven Lug 17, 2009 3:04 pm

Il Programma di “2033 Progetto Sud”
1) Piena occupazione della forza lavoro, con percentuali di disoccupazione
in linea con quelle Nord-Europee
2) Riduzione dei costi della pubblica amministrazione e suo ammodernamento
3) Sradicamento di qualsiasi forma di criminalità organizzata
4) Riqualificazione ambientale del Mezzogiorno
5) Promozione della cultura, del merito individuale e delle tradizioni locali
6) Promozione del rispetto delle regole comuni e del senso civico
7) Supporto alle fasce sociali più deboli
Cool Potenziamento delle infrastrutture
9) Creazione di una federazione delle regioni del Sud
1) Piena occupazione della forza lavoro, con percentuali di disoccupazione
in linea con quelle Nord-Europee
Esperienze precedenti
È chiaro che tutte le politiche precedenti che hanno puntato su investimenti
statali per agevolare lo sviluppo di un’imprenditoria endogena
o esogena hanno fino ad oggi fallito. Altrettanto fallimentare è stata
la politica fatta in alcuni periodi storici di assorbire parte della immensa
massa di disoccupati tramite assunzioni in enti pubblici o statali. Questa
operazione si è rivelata inutile e addirittura dannosa, in quanto ha,
da un lato incancrenito le amministrazioni pubbliche, aumentato la spesa
a livelli insostenibili e dall’altro è risultata marginale nell’assorbimento
della disoccupazione, come il famoso guscio di noce utilizzato per tirar
via acqua da un oceano. Inoltre questa politica è diventata uno degli
elementi di controllo e gestione del pubblico consenso, in quanto le
assunzioni negli enti pubblici sono diventate merce di scambio.
La peculiarità del Sud
La mancanza di infrastrutture, la lenta burocrazia, la difficoltà di accesso
al credito, la pressione della criminalità organizzata, la localizzazione
geografica del Meridione (lontano dalle aree più ricche dell’Europa)
hanno fatto sì che le aziende sane sul territorio meridionale – che riescono
a competere sul mercato rispettando tutti i vincoli legislativi – sul
piano fiscale e ambientale, siano una minoranza.
Questa situazione, con la quale imprenditori anche seri e capaci si
trovano a dover fare i conti, fa sì che il nostro territorio sia sostanzialmente
in una condizione di svantaggio rispetto allo scenario nazionale e
internazionale.
La piccola e media azienda, che ha rappresentato per anni la spina
dorsale dell’economia italiana, in particolare del Nord, da noi al Sud
non trova le condizioni adatte per prosperare o addirittura sopravvivere.
Ciò mette in condizione, molti imprenditori in questa area del Paese,
di non essere in grado di rispettare le norme di legge sul piano fiscale,
ambientale e della sicurezza, tanto che in molti casi sono costrette a
lavorare completamente “in nero”. Questo è un fattore critico che mette
una parte produttiva del Paese in una condizione di illegalità.
Le grandi imprese nazionali o internazionali d’altro canto non investono
in questi territori, perché non vi trovano alcuna ragionevole possibilità
di successo.
Proposta
In queste condizioni risulta necessario dare un deciso scossone che
ribalti le condizioni che si sono create e che, come un cane che si morde
la coda, sono legate le une alle altre.
Settori chiave
Innanzitutto bisogna puntare sulle potenzialità del Sud e vista la sua
localizzazione geografica e le sue vocazioni tipiche è necessario puntare
soprattutto su: Turismo, Agricoltura e Agroindustria, Artigianato di
qualità, Ricerca, Terziario.
la città del futuro 111
Il Sud d’Italia ha tutte le caratteristiche per diventare il “giardino
d’Europa”, dove clima, meraviglie paesaggistiche, ospitalità, cultura,
ambiente incontaminato (come dovrà diventare) potranno supportare,
nei settori sopra indicati, il made in Italy.
Lo scossone necessario a ribaltare l’attuale quadro economico, può
solo venire da una imponente riduzione della pressione fiscale, creando
un’area nel Sud d’Italia dove la bassa tassazione possa compensare gli
attuali gap competitivi descritti.
Questa manovra deve essere accompagnata da una semplificazione
della burocrazia, in maniera da rendere semplice la realizzazione di nuove
imprese e compensare, mediante una spesa più bassa, quelli che potrebbero
essere i minori introiti derivanti dall’abbassamento delle tasse.
Il motore della ripresa: la pressione fiscale
La situazione disastrosa che spinge molti imprenditori italiani a cercare
altre localizzazioni produttive e quelli esteri a non prendere in considerazione
il nostro territorio per i propri investimenti è condizionata
da un’ampia serie di fattori.
Per invertire tale tendenza è necessario partire da un elemento che
possa cominciare ad avviare la macchina di un cambiamento e di una ripresa
del nostro territorio: la leva fiscale.
Ci sono e ci sono state aree dell’Europa che sono riuscite ad invertire
la loro situazione occupazionale e gli investimenti nei propri territori
grazie a questo strumento.
Il Sud si deve battere a livello nazionale ed europeo per diventare
un’area a bassissima tassazione. Immaginate l’effetto sulla nostra economia,
se la pressione fiscale per qualsiasi imprenditore, piccolo o grande,
potesse essere inferiore al 15-20%.
Questa proposta sicuramente potrebbe scontrarsi con due elementi
fondamentali: da una parte il bilancio delle Regioni meridionali, già ampiamente
in rosso, rischierebbe di diventare disastroso; dall’altra la freddezza
se non addirittura l’ostilità delle lobby economiche, che potrebbero
temere da questa situazione, il raggiungimento di un diverso equilibrio
delle attività produttive dislocate nel Paese.
Per evitare il tracollo dei bilanci delle Regioni è chiaro che tale azione
andrebbe accompagnata da: una forte spinta alla “riemersione dal ne-
112 alfredo sasso
ro” delle piccole e medie aziende operanti nel nostro Sud, consentendo
a queste aziende ampi termini dilazionali per rimettersi in regola; una tenace
e intensa opera di contrasto a quelle aziende, società, al mondo delle
libere professioni e dell’artigianato che dovessero rimanere in un regime
di parziale o totale evasione.
La riduzione dell’impatto fiscale avrebbe sicuramente un positivo risvolto
anche sul mercato degli affitti, che sarebbe facilitato nella riemersione
dal nero.
Un’azione di così forte impatto servirebbe a dare una scossa all’economia
meridionale favorendo l’attrazione anche di investimenti stranieri
e abbattere finalmente il livello di disoccupazione; favorire la riemersione
di una parte della società produttiva del Meridione che oggi si trova
nelle condizioni di non poter emergere. Consentendo il clima di legalità
diffusa di cui il nostro Sud ha bisogno.
2) Riduzione dei costi della pubblica amministrazione e suo ammodernamento
Non è possibile immaginare un ammodernamento della situazione
meridionale, senza sradicare la mentalità ancora diffusa della ricerca del
“posto fisso”, in generale inteso non come la ricerca di un lavoro, ma come
l’ottenimento di una occupazione a vita in un’amministrazione pubblica.
Senza voler generalizzare, tenendo pur conto di alcuni esempi lodevoli
nelle nostre amministrazioni pubbliche, con personale impegnato
con dedizione allo svolgimento delle proprie mansioni, è importante
chiarire che la Pubblica Amministrazione non può e non deve essere
considerata uno strumento di possibile soluzione al problema della disoccupazione
nel Mezzogiorno. Il vero scopo della Pubblica Amministrazione
è quello di mettere al servizio del singolo cittadino e delle
aziende private una serie di servizi essenziali di pubblica utilità che non
possono essere gestiti dai privati. Tutto questo al minor costo possibile,
mentre è sotto gli occhi di tutti che alcuni Enti hanno dei costi fissi elevatissimi,
dovuti al pagamento del personale. Questa enorme spesa inila
città del futuro 113
ziale, in molti casi, non consente lo svolgimento di una vera azione di
pubblica utilità.
Lo snellimento delle pubbliche amministrazioni deve avvenire di pari
passo con la politica di riduzione della pressione fiscale.
Snellimento delle organizzazioni pubbliche
Senza voler agire sugli attuali livelli occupazionali, il progetto di snellimento
organizzativo dovrebbe tener conto di due fattori. Il primo riguarda
la comparazione con strutture analoghe in Paesi più avanzati. Il
semplice rapporto numero di amministratori-numero di amministrati
potrebbe evidenziare quali sono oggi le organizzazioni a cui fare riferimento.
Questa pratica banale (nota con il termine inglese di benchmarcking)
è in uso da tempo nelle aziende private che si confrontano chiaramente
con le migliori realtà presenti sul mercato con lo scopo di rimanere
competitive nel settore. Non si comprende allora perché un comune
qualsiasi del nostro Mezzogiorno, non debba confrontarsi con una
organizzazione analoga del Nord-Europa per imparare da organizzazioni
più efficienti.
In secondo luogo l’eventuale riduzione di organico potrebbe avvenire
in maniera non traumatica, semplicemente non rimpiazzando il personale
in pensionamento.
Tali ipotesi riporterebbero equilibrio tra il mondo dell’impresa privata
e quello del pubblico impiego. Questa politica andrebbe poi accompagnata
da modelli di valorizzazione del merito anche nel pubblico
impiego.
Il Meridione non può permettersi aree di privilegio, ed il miraggio del
“posto” deve essere sostituito con il concetto della valorizzazione dell’impresa
privata e dell’imprenditorialità dei singoli, che con un’amministrazione
snella, agile ed efficiente sarebbe molto più agevolata e
avrebbe costi più bassi.
Il ridimensionamento del peso del Pubblico, avrebbe come indiretto
beneficio la riduzione dell’impatto della politica e delle pratiche clientelari.
Il lavoro non si deve elemosinare, né può essere dato in cambio di altro.
Il lavoro deve essere un diritto e un Paese deve creare le condizioni
per favorire la creazione di posti di lavoro e rendere le imprese private
e pubbliche competitive scegliendo le persone più adeguate.
114 alfredo sasso
L’esempio
“2033 Progetto Sud” come movimento deve dimostrare con i fatti la
reale volontà di invertire la rotta, per cui qualsiasi persona che aderisce
al progetto e si candida ad una carica pubblica dovrà porre come condizione
fondamentale la riduzione dei costi della politica. Ciò dovrebbe
partire da una revisione degli stipendi dei politici nelle amministrazioni
locali, con l’obiettivo di ridurre le attuali retribuzioni da un minimo del
30% fino al 50% e il numero di amministratori necessari.
La selezione del Personale
Deve inoltre essere evidente la volontà di non colonizzare gli enti
pubblici da parte della politica.
Deve essere chiaro nel programma di chi intende aderire al progetto
la volontà di ricorrere ad agenzie di selezione del personale affidabili e
monitorate periodicamente per garantire l’assenza di pressioni politiche
nel reclutamento di personale di qualsiasi livello e qualifica.
Per garantire quanto affermato appare necessaria la formalizzazione
dell’adesione ad un: Codice di autodisciplina degli amministratori locali,
con una serie di articoli che prevedono l’inammissibilità a candidarsi ad
una carica pubblica con procedimenti penali; definizione prima della
candidatura degli obiettivi del proprio mandato, con pubblicazione annuale
dei risultati rispetto a quanto prospettato; inammissibilità della ricandidatura,
qualora i risultati non fossero in linea con gli obiettivi proposti;
dimissioni immediate se l’amministratore si rende responsabile di
comportamenti etici inadeguati, quali quello di raccomandare familiari
o altre persone o favorire aziende o società a lui collegate; inammissibilità
a candidarsi per più di tre volte alla stessa carica pubblica.

Alfredo Sasso
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