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Punti 5 e 6 del Programma

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Messaggio  Alfredo Sasso Ven Lug 17, 2009 3:06 pm

5) Promozione della cultura, del merito individuale e delle tradizioni
locali
Questo punto rappresenta un elemento cardine dell’intero “2033
Progetto Sud”. Qualsiasi movimento che intenda rivoltare come un calzino
l’intera Società Meridionale, pur mantenendo quanto di buono viene
dalla nostra storia, non può prescindere dall’avere un ben definito
progetto nell’ambito della cultura.
Dal momento che l’obiettivo principale di questo progetto sono i nostri
figli e le generazioni future, la scuola in tale progetto deve avere un
ruolo fondamentale: deve essere disegnata a misura dei bambini e dei
giovani; insieme alla famiglia, deve essere lo strumento per massimizzare
le capacità individuali di ogni ragazzo, che deve essere aiutato in tutti
i modi ad esprimere tutte le sue potenzialità.
Se partiamo dall’analisi dello stato in cui versano le nostre scuole, ci
rendiamo conto che senza un inversione di rotta destineremo anche le
future generazioni al degrado.
È strano notare il modo in cui oggi la scuola porti avanti istanze sociali
molto forti, ma nella sostanza con alcuni comportamenti ormai anacronistici,
non riesca a favorire un’elevazione sociale degli strati più deboli,
stabilizzando anzi lo status quo.
Con una tendenza allo sfascio, al disinteresse a vari livelli, solo i figli
di professionisti e in generale degli strati sociali più agiati sono in grado
di raggiungere livelli di istruzione più elevati e di emergere.
La scuola deve essere il primo strumento di progresso della Società.
Senza entrare nell’ambito di un’analisi per definire a chi attribuire le
colpe di questo degrado in cui versa la scuola, possiamo passare direttamente
alle proposte di rinnovamento, che chiaramente prevedono un
forte impegno in termini di investimento.
La scuola per poter dare i migliori frutti deve chiaramente avere mezzi
adeguati, sia in termini di strutture che in termini di insegnanti. Se riconosciamo
che gli insegnanti devono aver un ruolo fondamentale nell’educazione
dei nostri figli, dobbiamo pretendere innanzitutto che venga
applicato il concetto di meritocrazia e adeguata formazione e selezione.
D’altro canto deve essere loro riconosciuto un livello retributivo
120 alfredo sasso
che li metta nelle condizioni di poter svolgere con orgoglio e soddisfazione
il proprio lavoro.
Gli insegnati dovranno essere valutati ogni anno sulla base dei progressi
ottenuti dai propri studenti.
Dovranno essere previsti insegnanti nelle ore pomeridiane per i ragazzi
che dimostrano volontà e interesse nello studio, ma che necessitano
di supporto post-scolastico.
La scuola deve essere considerata un luogo sacro in cui gli insegnanti,
qualificati, devono essere messi nelle condizioni di essere rispettati da
parte di studenti e genitori. A questo proposito i genitori dovranno essere
considerati responsabili di comportamenti inadeguati o di atti vandalici
da parte dei propri figli.
I presidi dovranno essere dei manager, in grado di gestire il bilancio
della scuola, l’efficiente uso delle risorse e la partecipazione alla valutazione
delle performance di chi vi lavora. Non dovrebbe più essere accettabile,
lasciare aule sporche, bagni non puliti da giorni, cose che purtroppo
oggi sono frequenti.
Oggi la scuola è pervasa da concetti post-sessantottini, e post-socialisti
che, senza generalizzare, spesso nella teoria postulano concetti di
egualitarismo e di supporto agli strati più deboli. Nella pratica, invece,
si assiste a vari livelli a situazioni che rendono la scuola di oggi “ingessata”.
Questa situazione ha nella realtà prodotto effetti completamente
opposti a quelli teorizzati. Cioè nella maggioranza dei casi, chi proviene
da una famiglia agiata, uscirà vincente da questa scuola e con grandi possibilità
di inserimento nella società, chi non ha mezzi avrà grandissime
possibilità di rimanere nelle condizioni disagiate della famiglia da cui
proviene.
Senza cadere in contrapposizioni Sinistra-Destra, il miglior obiettivo
che la scuola d’oggi può darsi è quello di fornire la possibilità ad un figlio
di operaio di diventare notaio, giudice, imprenditore o quello che
gli pare, se chiaramente ne ha le capacità.
In questo gli insegnati, sono attori importantissimi, ma non possono
restare soli. Oggi sono già molti quanti mettono il proprio massimo impegno
e il proprio cuore in un lavoro che è anche una missione, con uno
stipendio da fame e in condizioni difficili! Essi si devono rendere prola
città del futuro 121
motori di questa voglia di riscatto che la nostra società chiede a nome
dei nostri giovani.
Relativamente al rilancio delle tradizioni locali, questo risulta altresì
importante per cementare il popolo meridionale intorno alle sue radici
e tradizioni millenarie.
Lo studio del proprio dialetto e delle tradizioni artistiche e culturali
deve essere parte del programma educativo della scuola. Gli enti locali
devono promuovere e sostenere le iniziative che vanno in questo senso.
Si dovrà promuovere in questo modo una cultura locale, all’interno del
panorama nazionale, che consentirà di mantenere il senso di identità delle
popolazioni anche in un contesto globale e multiculturale.
Una cosa è essere aperti alle altre culture e alla capacità di interfacciarsi
ad un mondo globalizzato, un’altra è rinunciare alla propria identità,
non essendo capace di conservarne una.
6) Promozione del rispetto delle regole comuni e del senso civico
Oggi, si assiste a Napoli (ma anche in molte altre città del Sud) ad
una mancanza quasi totale di rispetto per il vivere comune. Tale situazione,
con le dovute eccezioni, non è solo peculiarità di individui con livelli
di istruzione più bassi, ma è presente trasversalmente in gran parte
della società napoletana e meridionale.
Tanti sono i comportamenti incivili quali: abbassare il finestrino della
propria auto e gettare dei rifiuti in strada; passeggiare con il proprio
cane e lasciare che imbratti le strade, pensando che toccherà a qualcun
altro pulirle; non aver alcun riguardo per le strisce pedonali, per il semaforo
rosso e per le regole della strada in genere; guidare il proprio
motorino senza casco o addirittura guidarlo sui marciapiedi; danneggiare
beni pubblici.
È abbastanza evidente che i Napoletani e gli altri cittadini del Mezzogiorno
in genere hanno una cura per l’igiene personale e per la pulizia
della propria abitazione che addirittura in alcuni casi sfiora il
paranoico. Quindi il punto relativo al fatto che non manteniamo pulite
le nostre strade, non è legato alla mancanza di una cultura della pu-
122 alfredo sasso
lizia o dell’igiene in generale, ma ad una dicotomia estrema tra ciò che
è nostro in senso stretto e ciò che è pubblico e in quanto tale, “non
nostro” e quindi non meritevole di cura. La dicotomia così evidente
per la cura del “proprio” e l’incuria e il disprezzo quasi totale per tutto
ciò che esce dall’ambito strettamente personale è un fatto culturale,
che proviene da un concetto che la strada, la città, la regione in cui viviamo,
tutto ciò che è pubblico non ci vede assolutamente coinvolti.
Sostanzialmente non ci sentiamo partecipi di ciò che è “comune” e l’idea
prevalente è che la cura del pubblico (del “non mio”) debba essere
problema degli altri.
Se infondiamo il sentimento che ciò che pubblico è nostro, che qualsiasi
costo sociale in quest’ambito ricade direttamente su tutti noi (cosa
che oggi forse non è sentita in maniera diretta) ridurremo questa distanza
che oggi percepiamo con la cosa pubblica.
In tutti i casi, se guardassimo i nostri comportamenti, pochi potrebbero
onestamente dire di essere completamente immuni da certi “vizi”
che hanno caratterizzato la nostra società, che si distingue per l’assenza
di regole e comportamenti di rispetto reciproco.
Se però qualcuno ci fa notare quanto sopra abbiamo in genere alcuni
tipi di reazioni diverse: di fastidio, perché si tratta di luoghi comuni o
di generalizzazioni che coinvolgono solo una parte della nostra società;
di accettazione comprensiva del fenomeno, c’è sempre una ragione per
questi comportamenti, la storia, la società, la politica inadeguata, la reazione
ostile ad un mondo che non ci considera e così via; fatalistica, in
quanto questi atteggiamenti sono visti quasi come una peculiarità positiva,
in una visione del napoletano o del meridionale che vive alla giornata,
allegro e furbo che è fatto così e non cambierà mai.
Questo non significa assolutamente che la situazione sia generalizzata
e non esistano esempi estremamente positivi del nostro modo di essere,
ma se riteniamo necessario il cambiamento dobbiamo innanzitutto
partire da un’analisi spietata della realtà. Essere consapevoli che la situazione
di degrado in cui viviamo ci vede tutti responsabili, nessuno
escluso, chiaramente a vari livelli di responsabilità, è il primo passo da
fare.
la città del futuro 123
Solo condividendo un’analisi impietosa e la nostra parte di responsabilità,
piccola o grande che sia, avremo la possibilità di rimuovere gli elementi
che ci hanno portato a tutto ciò.
Il “2033 Progetto Sud” propone una rinascita culturale, etica e di civiltà
attraverso l’esempio “dilagante”, chiunque condivida gli obiettivi
del movimento deve impegnarsi ad essere di esempio per quanto riguarda
i punti sopraindicati; il contrasto agli atteggiamenti di inciviltà.
Uno dei punti fondamentali per la rinascita del Mezzogiorno deve essere
il contrasto all’illegalità attraverso una maggiore presenza sul territorio
delle forze dell’ordine e le polizie municipali. Ma il contrasto a
questi atteggiamenti potrebbe venire anche da associazioni cittadine,
come accadeva quando fino a qualche decennio fa, l’atteggiamento incivile
di un ragazzo o di una persona, in strada o in un mezzo pubblico
spesso era redarguito da altre persone, spesso più anziane. In ogni società
civile umana o animale, gli anziani, hanno sempre contribuito a trasferire
le regole sociali. Oggi è facile notare che tale “usanza” è completamente
estinta. Troppa è la paura di incorrere in reazioni successive a
qualsiasi rimostranza e onestamente tanti sono gli esempi che giustificano
tale paura. Però ritenere che il contrasto all’inciviltà possa avvenire
solo attraverso le forze dell’ordine è un’illusione. Non si potranno mai
disporre di tanti poliziotti, carabinieri e vigili da essere in grado di presidiare
ogni angolo di strada!
Allora perché non fare ricorso ad esperienze di collaborazione con le
forze dell’ordine e le pubbliche amministrazioni?
Oggi una bella esperienza di supporto alle Amministrazioni da parte
dei cittadini è quella degli anziani che collaborano, in molti comuni, a
presidiare il traffico in corrispondenza delle scuole. Quale genitore non
si sente rassicurato da questa presenza protettiva?
Allora perché non rendere partecipi persone volenterose nel supporto
soprattutto della polizia municipale e dei famosi poliziotti di quartiere
facendo sì che ampie aree dei nostri comuni siano maggiormente presidiate?
Non che ci si aspetti da queste persone un’attività di contrasto della
delinquenza, ma la semplice vigilanza attiva da parte di volontari potrebbe
evitare piccoli o grandi gesti di inciviltà e scoraggiare anche gesti
d’illegalità.
124 alfredo sasso
Tali attività forse non sono in grado da sole di eliminare immediatamente
quello che è un dilagante malcostume, ma potrebbero limitare
molto l’alibi comune del “lo fanno tutti” e la convinzione che qualsiasi
gesto incivile o di piccola illegalità non comporterà mai nessuna sanzione
o pena.
D’altra parte questa rinascita culturale è rivolta a un popolo composto
per la stragrande maggioranza da persone perbene, laboriose e dignitose,
che però per anni hanno imparato a vivere senza regole chiare
ed inderogabili.
Lo sforzo è quello di avviare una fase che possa dare vita ad un processo
virtuoso.
Molti di noi hanno comportamenti nelle nostre città che non si sognerebbero
mai di avere in una città come Zurigo, Ginevra, Berlino o Londra,
perché? D’altra parte molti stranieri in breve si adattano al nostro stile
senza regole e si comportano come mai si comporterebbero in Patria.
Questo deve diventare, ai nostri occhi, inaccettabile!

Alfredo Sasso
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