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Punti 7, 8 e 9 del programma

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Messaggio  Alfredo Sasso Ven Lug 17, 2009 3:07 pm

7) Supporto alle fasce sociali più deboli
Tale supporto deve essere inteso come fornitura di servizi pubblici
adeguati a garantire un livello di vita dignitoso a chiunque e fornire allo
stesso tempo tutti gli strumenti per elevarsi socialmente attraverso:
un’istruzione pubblica di elevato livello; strutture pubbliche funzionali
ed efficienti (Trasporti, Sanità); credito agevolato per la realizzazione di
piccole o piccolissime imprese; edilizia popolare di qualità.
Strutture pubbliche funzionali sono fondamentali anche per cambiare
la mentalità da “suddito” dell’uomo meridionale, che deve essere cosciente
del proprio diritto ad ottenere dei servizi funzionali da parte di
chi è pagato per questo.
Non è necessaria “la conoscenza di qualcuno” per l’ottenimento dei
propri diritti!
Solo chi è cosciente di non essere “suddito” e di avere dei diritti è in
grado di essere un cittadino civile, che conosce anche i propri doveri verla
città del futuro 125
so la collettività di cui fa parte. Passando da comportamenti da suddito
irrispettoso a quelli di cittadino consapevole e partecipe.
Il credito agevolato deve rappresentare uno strumento fondamentale
per quanti non hanno i mezzi, ma dispongono di capacità e vogliono migliorare
la propria condizione attraverso la creazione di imprese artigiane
o piccole attività per la produzione di beni e servizi. Ciò favorirà anche
la scomparsa di una piaga dilagante nelle nostre aree, che è rappresentata
dall’usura, nelle cui reti incappano purtroppo tanti, che oggi non
riescono ad avere accesso al credito bancario. Per questo motivo devono
essere create condizioni per la realizzazione di un istituto bancario
con forti radici nel Mezzogiorno, la cui missione principale sia il credito
alla piccola imprenditoria meridionale.
Chiaramente tale istituto bancario deve operare in condizioni di mercato
e quindi il profitto deve essere alla base delle sue politiche.
Allora come conciliare il necessario obiettivo di profitto di un istituto
bancario (per evitare di creare un altro baraccone inefficiente e mangia-
risorse) con l’obiettivo di favorire il credito a fasce che oggi non vi
accedono?
Per riuscire in tale intento si dovrebbe predisporre la definizione di
un budget da parte di un’amministrazione locale per una “garanzia parziale”
per la banca (ad esempio mediante una copertura del 30% delle
somme date in prestito) e utilizzare criteri di “potenzialità” del soggetto
richiedente il credito. La banca (o una società alla quale essa si può affidare)
non dovrebbe valutare solo le garanzie patrimoniali di chi chiede il
prestito, ma anche e soprattutto la sua capacità imprenditoriale, rischiando
su quest’analisi il 30% della somma chiesta in prestito. Solo il
rimanente 40% della somma chiesta in prestito dovrebbe così essere coperta
con garanzie dirette da parte del richiedente o di un suo familiare.
Un giovane che intendesse intraprendere una propria attività e per
questo avesse la necessità di disporre, per esempio, di 30.000 euro, facendo
richiesta a tale istituto bancario, si troverebbe partecipe di una società
con tre componenti che condividerebbero il rischio d’impresa:
l’ente locale, l’istituto bancario e lui stesso (o la sua famiglia). Il tutto dopo
previo parere favorevole di un team (composto di rappresentanti della
banca e dell’ente locale) circa le capacità imprenditoriali del giovane
in questione.
126 alfredo sasso
Il beneficio sarebbe comune a tutti i componenti perché nel momento
in cui l’impresa del giovane andasse a buon fine la ricchezza prodotta
rappresenterebbe un vantaggio per tutti: per l’imprenditore, la
banca e la collettività.
Il punto nodale di tale attività è la definizione degli obiettivi del team
addetto a giudicare la “potenzialità” del richiedente il credito.
Tali professionisti (non politici) dovrebbe rispondere a criteri di efficienza,
con obiettivi da raggiungere prefissati quali ad esempio la percentuale
massima di crediti concessi e rimasti insoluti per fallimento dell’impresa
realizzata con il prestito.
L’obiettivo è di porre tutte le condizioni affinché un tale team non diventi
un organismo di gestione di potere o di denaro pubblico.
Cool Potenziamento delle Infrastrutture
Un’azienda posta nel Sud-Italia paga uno scotto in termini logistici
per essere geograficamente ai margini dell’Europa. Quindi un qualsiasi
bene prodotto nel Meridione, con le stesse caratteristiche qualitative e
di costo di un bene identico prodotto a Brescia o ad Amburgo, si troverà
a competere sui più ricchi mercati europei in condizioni di svantaggio
quantomeno a causa dei costi di trasporto. Pertanto, la vocazione
produttiva del Mezzogiorno difficilmente può essere quella di coprire
mercati di massa per l’Europa continentale, in cui il prezzo del bene
sia il fattore discriminante; inoltre la posizione geografica ci vede invece
probabilmente vincenti nel bacino del mediterraneo; infine le infrastrutture
devono essere coerenti con gli obiettivi di sviluppo.
Lo sviluppo del Mezzogiorno è legato alla valorizzazione delle sue
potenzialità in termini di Turismo, Agricoltura, Agro-industria, Artigianato,
Ricerca e Tecnologia, dove l’elemento fondamentale è la qualità
del prodotto, garantita dalla qualità del “Sistema Sud”.
Quali infrastrutture allora per questo tipo di sistema economico?
Sicuramente quelle che favoriscono i movimenti turistici, quindi porti
e aeroporti. Porti per Navi da Crociera, ma anche porti per imbarcazioni
da diporto lungo l’enorme costa meridionale, porti commerciali,
per diventare punto di confluenza di merci nel Mediterraneo.
la città del futuro 127
Aeroporti per turisti provenienti dai cinque continenti renderebbero
più facilmente raggiungibili le perle del Mediterraneo. Se pensiamo a
quanto oggi sia difficile collegarsi a Napoli, Bari, Palermo o Potenza da
una qualsiasi città europea, riusciamo a capire quanto si debba fare in
questo ambito!
Il trasporto delle merci di qualità, prodotte nelle nostre regioni per
raggiungere il Nord-Italia, l’Europa continentale o l’intero bacino del
Mediterraneo, deve essere coerente con un concetto di basso impatto
ambientale, di funzionalità e bassi costi. Quindi si deve puntare sull’intermodalità
nave-treno-gomma con la creazione di poli logistici che consentano
di ridurre il trasporto su gomma senza rinunciare alle esigenze
di puntualità e di facilità gestionale. Essi devono essere gestiti da gangli
nervosi che consentano ad un qualsiasi imprenditore di poter inviare la
propria merce entro 24 ore in tutta Europa a costi ragionevoli e con
puntualità. Devono consentire lo stoccaggio di materie prime provenienti
da altre zone d’Italia o d’Europa, che possano essere utilizzati come
scorte comuni per uno stesso comprensorio industriale, al fine di evitare
di gestire scorte di sicurezza a livello di singola azienda, riducendo
quindi il capitale circolante, mediante la condivisione, in questi poli logistici,
di scorte provenienti da aree molto distanti.
9) Creazione di una federazione di Regioni del Sud
Le peculiarità del Sud richiedono un coordinamento delle politiche
regionali che, però, non si tramuti in un appesantimento della struttura
burocratica. L’obiettivo è di rivoltare il Mezzogiorno come un calzino
nell’arco di venticinque anni; indirizzandolo verso un destino diverso da
quello di degrado economico, culturale e sociale verso il quale sembra
oggi inesorabilmente destinato.
Questo rappresenta un impegno non impossibile, ma certamente difficile,
soprattutto nella fase iniziale, quella che sarebbe necessaria a disincagliare
il Sud dalla situazione attuale, che richiede da una parte uno
scossone e dall’altra una visione di speranza.
L’avvio di una serie di cambiamenti porterebbe alla meta mediante
una spirale virtuosa. Questo scossone iniziale deve partire da un acco-
128 alfredo sasso
munamento d’intenti intorno al “2033 Progetto Sud”, che deve trovare
adesione e radice nelle regioni meridionali, tanto più nello scenario politico
di federalismo verso cui l’Italia si avvia (in cui il Nord è fortemente
rappresentato dalla Lega).
Il Sud deve trovare la sua capacità di portare avanti, con forza, decisione
e comunità d’intenti, le proprie istanze di sviluppo. Tale forza può
venire solo da un movimento, che deve favorire la nascita di una Macro-
Regione meridionale, forte politicamente a livello nazionale, snella e non
burocratica, tale da sintetizzare le esigenze di tutto il territorio meridionale,
nell’ambito di un’Italia Federale.
Immaginate solo se ciò non accadesse.
In un’Italia federale, con un potere enorme del Nord, coordinato dalla
Lega, che giustamente rivendica al Nord una maggiore quota delle risorse
che oggi esso produce. A chi sarebbero affidate le istanze del Sud?
Il punto non è quello di creare una contrapposizione Nord-Sud, ma
quello di dare al Mezzogiorno un peso paragonabile a quello del Nord.
La creazione di un Consiglio del Sud, costituito dai Governatori delle
Regioni Meridionali, che eleggono periodicamente un Presidente, che
insieme ad una struttura snellissima di non oltre 30 persone, coordinino
le politiche delle regioni meridionali, presentando le proprie istanze al
Parlamento Nazionale, sarebbe funzionale al concetto di forza, coordinamento
e guida per il Mezzogiorno d’Italia.
La Sede di questo consiglio interregionale potrebbe essere itinerante,
nel senso che periodicamente potrebbe cambiare da Regione a Regione,
anche per rafforzare il senso di appartenenza e di condivisione di tutte
le anime del Mezzogiorno, che in molte occasioni non si sono dimostrate
coese nella gestione di problematiche comuni.
La rinascita sociale, culturale ed economica del Mezzogiorno rappresenterebbe
un elemento di sviluppo di tutta l’Italia e dell’Europa e su
questo concetto innanzitutto deve puntare “2033 Progetto Sud”.
Solo se forte di un’ampia base sociale, il movimento potrebbe imprimere
un’imponente pressione a livello nazionale ed europeo, per supportare
politicamente, legislativamente e finanziariamente la spinta iniziale
che deve accompagnare il movimento culturale a disincagliare il
Mezzogiorno dalla secca in cui si trova.
Ma prima il Mezzogiorno deve dimostrare forte adesione, volontà e
la città del futuro 129
impegno per il cambiamento. Perché se questa voglia di cambiare non
viene innanzitutto dalla società civile Meridionale; se un progetto di riscatto
non nasce dal Sud, da un suo sogno, una sua visione, che devono
poi essere accompagnate da atti concreti, che spazzino con la forza di un
ciclone il vecchio establishment politico e i nostri vecchi “vizi e difetti”;
non avremo alcuna capacità di richiedere con sufficiente forza, il supporto
al potere politico centrale e all’Europa, per consentirci di realizzare
quelle condizioni di sviluppo di cui abbiamo parlato.

Alfredo Sasso
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